Ho un nome lungo e impegnativo. Ma qui sono Mary. MaryMcBooks.
No, non ho origini scozzesi, ma decisamente bookish (che è meglio di libresche).
Sì, ho sempre letto, dicono troppo. Ma di libri ho vissuto: ci sono nata e cresciuta. Letture disordinate e bulimiche, in principio a casaccio da quella che per anni mi è sembrata l’enorme libreria di casa (o forse lo è ancora). Poi, sempre a casaccio, spendendo troppo… di poco.
Era un’estate anni Novanta quando ho iniziato a leggere le vite. Le vite degli altri.
Le canzoni, non solo di Dalla, si ascoltavano alla radio (ora lo sai, non sono una millenial). Poca vita cantava Lucio di Marco, e sempre quella. Lui che a ballare sembra un cavallo mentre Anna non perde un ballo. Nel caldo i versi risuonavano. Erano pomeriggi di noia.
E sempre d’estate, ma più in là, un sedicente fidanzato mi sussurrò poco convinto: confesso che ho vissuto. Lui, Casanova mancato, rispose a una mia domanda goffa e inesperta. Lì per lì credevo fosse un prestito da una soap sudamericana (nel contesto ci stava). Invece cileno era l’autore. Ma l’ho saputo dopo.
Il fidanzato ha continuato a vivere intensamente, da sfidanzato. Io a leggere, le memorie di Pablo Neruda e molte altre vite.
(E a faticare a raccontare la mia)